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PARIGI (Fra), 6 ottobre 2010
Villas-Boas il nuovo Mourinho
Il suo Porto è ancora imbattuto
Ex assistente del più celebre connazionale al Chelsea e all'Inter, il trentaduenne tecnico del club portoghese è stato osservatore per Robson e c.t. delle Isole Vergini. E intanto ha inanellato sei vittorie e un pari nelle prime 7 gare di campionato e 4 successi su 4 in Europa League
Il Porto è primo in classifica e suona come un’eccezione tra i principali campionati europei, dominati dalle outisider (Lazio in Italia, Valencia in Spagna, Rennes in Francia), da squadre sconosciute (Mainz in Germania), o condizionati da sfidanti ambiziose (il Manchester City di Mancini a -4 dal Chelsea di Ancelotti). La vera eccezione del Porto però non è la classifica, ma l’allenatore: André Villas-Boas, 33 anni il 17 ottobre.
MOURINHO — Per ora il suo è un nome sconosciuto ai più. Ma le prime sette giornate di campionato (sei vittorie e un pareggio) e l’iniziale percorso in Europa League (4 vittorie su quattro partite) hanno già sollevato i primi ingombranti paragoni con il connazionale più noto: Mourinho. Non solo per il passaporto. Villas-Boas è stato uno degli assistenti del tecnico di Setubal fin dai tempi del Porto dei miracoli, dei primi “tituli” prestigiosi: Uefa nel 2003, Champions nel 2004.
PERCORSO — Villas-Boas sfoggia un curriculum atipico. Se non ha mai giocato a calcio, ha esordito adolescente nel mondo del calcio a fianco di Bobby Robson, grazie alla sua sfacciataggine. Di famiglia agiata, Villas-Boas era vicino di casa dell’inglese a cui lasciò una lettera per consigliargli un uso più accurato dell’attaccante Domingos Paciencia, oggi alla guida del Braga (già battuto 3-2 l’11 settembre). Consigli che gli valsero a 16 anni l’ingresso nello suo staff come osservatore.
INTER — Così Villas-Boas fece conoscenza di Mourinho, allora assistente di Robson. Poi quando lo Special One tornò in Portogallo lo volle al suo fianco per rilanciare i Dragoni, affidandogli la supervisione degli avversari. Nel frattempo, però, Villas-Boas si era laureato all’Isef e aveva ottenuto il diploma da allenatore, diventando pure c.t. delle Isole Vergini. A 22 anni. Esperienza finita con l’esonero dopo uno 0-9 contro le Bermudas. Poco importa, con Mourinho cominciò la vera carriera subito coronata da una pioggia di trofei. E il ragazzo prodigio continuò l’avventura a Chelsea e all’Inter dove aveva fama di esperto tattico.
CLONE — L’anno scorso, Villas-Boas ha accettato, a soli 31 anni, la panchina dell’Academica de Coimbra, alla deriva dopo 7 giornate. Obiettivo, salvezza. E’ arrivato invece l’11/o posto che ha convinto i dirigenti del Porto a puntare su di lui. Villas-Boas ha messo subito le cose in chiaro: “Non sono il clone di nessuno”. Ma la Supercoppa portoghese vinta all’esordio con un 2-0 rifilato ai rivali e campioni in carica del Benfica, i dodici risultati utili consecutivi tra campionato e Europa League e il rigore tattico non lo aiutano a sfuggire al parallelo con il suo predecessore. E se proprio non fosse il nuovo Mourinho, difficile sfuggire alla tentazione di bollarlo come il nuovo Guardiola. Non lo aiuta neanche la tendenza a non concedere interviste e a trasformare le conferenze stampa in siparietti, magari per criticare il capo degli arbitri dopo l’espulsione di un suo giocatore o i presunti favori ai rivali. Vi ricorda forse qualcuno?
Alessandro Grandesso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Villas-Boas il nuovo Mourinho
Il suo Porto è ancora imbattuto
Ex assistente del più celebre connazionale al Chelsea e all'Inter, il trentaduenne tecnico del club portoghese è stato osservatore per Robson e c.t. delle Isole Vergini. E intanto ha inanellato sei vittorie e un pari nelle prime 7 gare di campionato e 4 successi su 4 in Europa League
Il Porto è primo in classifica e suona come un’eccezione tra i principali campionati europei, dominati dalle outisider (Lazio in Italia, Valencia in Spagna, Rennes in Francia), da squadre sconosciute (Mainz in Germania), o condizionati da sfidanti ambiziose (il Manchester City di Mancini a -4 dal Chelsea di Ancelotti). La vera eccezione del Porto però non è la classifica, ma l’allenatore: André Villas-Boas, 33 anni il 17 ottobre.
MOURINHO — Per ora il suo è un nome sconosciuto ai più. Ma le prime sette giornate di campionato (sei vittorie e un pareggio) e l’iniziale percorso in Europa League (4 vittorie su quattro partite) hanno già sollevato i primi ingombranti paragoni con il connazionale più noto: Mourinho. Non solo per il passaporto. Villas-Boas è stato uno degli assistenti del tecnico di Setubal fin dai tempi del Porto dei miracoli, dei primi “tituli” prestigiosi: Uefa nel 2003, Champions nel 2004.
PERCORSO — Villas-Boas sfoggia un curriculum atipico. Se non ha mai giocato a calcio, ha esordito adolescente nel mondo del calcio a fianco di Bobby Robson, grazie alla sua sfacciataggine. Di famiglia agiata, Villas-Boas era vicino di casa dell’inglese a cui lasciò una lettera per consigliargli un uso più accurato dell’attaccante Domingos Paciencia, oggi alla guida del Braga (già battuto 3-2 l’11 settembre). Consigli che gli valsero a 16 anni l’ingresso nello suo staff come osservatore.
INTER — Così Villas-Boas fece conoscenza di Mourinho, allora assistente di Robson. Poi quando lo Special One tornò in Portogallo lo volle al suo fianco per rilanciare i Dragoni, affidandogli la supervisione degli avversari. Nel frattempo, però, Villas-Boas si era laureato all’Isef e aveva ottenuto il diploma da allenatore, diventando pure c.t. delle Isole Vergini. A 22 anni. Esperienza finita con l’esonero dopo uno 0-9 contro le Bermudas. Poco importa, con Mourinho cominciò la vera carriera subito coronata da una pioggia di trofei. E il ragazzo prodigio continuò l’avventura a Chelsea e all’Inter dove aveva fama di esperto tattico.
CLONE — L’anno scorso, Villas-Boas ha accettato, a soli 31 anni, la panchina dell’Academica de Coimbra, alla deriva dopo 7 giornate. Obiettivo, salvezza. E’ arrivato invece l’11/o posto che ha convinto i dirigenti del Porto a puntare su di lui. Villas-Boas ha messo subito le cose in chiaro: “Non sono il clone di nessuno”. Ma la Supercoppa portoghese vinta all’esordio con un 2-0 rifilato ai rivali e campioni in carica del Benfica, i dodici risultati utili consecutivi tra campionato e Europa League e il rigore tattico non lo aiutano a sfuggire al parallelo con il suo predecessore. E se proprio non fosse il nuovo Mourinho, difficile sfuggire alla tentazione di bollarlo come il nuovo Guardiola. Non lo aiuta neanche la tendenza a non concedere interviste e a trasformare le conferenze stampa in siparietti, magari per criticare il capo degli arbitri dopo l’espulsione di un suo giocatore o i presunti favori ai rivali. Vi ricorda forse qualcuno?
Alessandro Grandesso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Villas-Boas, maltratado cá dentro, reconhecido lá fora.
ResponderEliminarTriste sina de quem ganha no F.C.Porto. Resta a certeza, que um dia que sair do F.C.Porto, será tratado nas palminhas das mãos.
Um abraço
Villas Boas não está a passar despercebido, é muito bom para o FCPorto!
ResponderEliminarForça AVB!
abraço
Obviamente, Vila Pouca, o normal.
ResponderEliminarGrande Villas-Boas, grande artigo!
"respeitados lá fora,
ResponderEliminarmaltratados cá dentro"
onde é que já vimos isto?